Vendita di beni a distanza dalla Polonia

Sei un imprenditore dell’ecommerce? Hai intenzione di iniziare le vendite di beni a distanza dalla Polonia? In questo articolo troverai informazioni utili a conoscere conseguenze fiscali di tali attività compreso l’obbligo di aprire una partita IVA in Polonia.

Vendite a distanza intracomunitarie di beni

Per vendite a distanza intracomunitarie di beni si intendono le cessioni di beni consegnati in un altro Stato dell’UE e destinati, di regola, a persone fisiche non soggetti d’imposta (la cosiddetta vendita B2C). Una cessione è da considerarsi vendita intracomunitaria di beni a condizione che i beni consegnati non siano mezzi di trasporto nuovi né beni, installati o montati con o senza prova di avviamento.

L’inquadramento fiscale di tale operazione avviene sulla base di norme appositamente predisposte per questa tipologia di operazione. Di regola il luogo di consegna (quindi di riscossione dell’IVA) sarà lo Stato di arrivo dei beni, dunque lo Stato verso cui i beni vengono spediti. Questo crea qualche difficoltà ai cedenti, i quali, al fine di liquidare l’IVA, sono costretti ad aprire una partita IVA in un altro Stato.

Sono previste due possibilità per evitare questo obbligo:

  • franchigia fino ai 10 000 euro – applicabile ad un fatturato annuo delle vendite B2C in altri Stati UE non superiore alla predetta franchigia; in tal caso l’IVA può essere liquidata nello Stato di spedizione dei beni;
  • accesso al regime OSS UE – se il fatturato delle vendite B2C in altri Stati UE supera la suddetta franchigia, il venditore può accedere al regime OSS nello Stato dove ha sede.

Esempio 1

Settore merceologico: vendita di cosmetici a distanza
Sede legale: Polonia
Modalità di spedizione:

 

direttamente da un magazzino sito in Polonia ai consumatori italiani

 

Fatturato (al netto dell’IVA):

 

 

superiore ai 10 000 euro (46 000 PLN)

Nel caso in esame, tenuto conto del superamento della franchigia dei 10.000 euro, l’Italia è da considerarsi luogo di consegna dei beni (in quanto luogo in cui si trovano i beni una volta ultimati la spedizione o il trasporto all’acquirente). In ragione di quanto sopra, l’imprenditore può scegliere tra le due opzioni:

  • apertura di una partita IVA in Italia con il conseguente obbligo di presentazione delle dichiarazioni di liquidazione IVA e di versamento dell’IVA in Italia, inoltre ci sarà la necessità di fatturazione in conformità a norme pertinenti in Italia, oltre che un’eventuale necessità di registrazione delle vendite a distanza intracomunitarie di beni su un registratore di cassa (a seconda delle disposizioni locali),
  • semplificazione e accesso al regime OSS UE tramite il quale verrà liquidata l’IVA dovuta in Italia, mentre in Polonia sarà da presentare la dichiarazione riepilogativa di tutte le vendite in Stati UE con la conseguente applicazione delle norme di fatturazione locali polacche.

Esempio 2

Settore merceologico: vendita a distanza di abbigliamento
Sede legale: Polonia
Modalità di spedizione:

 

direttamente dal magazzino sito in Polonia ai consumatori italiani

 

Fatturato (al netto dell’IVA):

 

 

inferiore ai 10 000 euro (46 000 PLN)

Nel caso in esame, visto che non è stata superata la franchigia dei 10.000 euro, l’imprenditore non è tenuto a far assoggettare le operazioni al regime fiscale italiano in quanto il regime fiscale di competenza è quello dello Stato di sede. In ogni caso, se considera tale opzione più vantaggiosa, l’imprenditore può volontariamente aprire una partita IVA in Italia con il conseguente obbligo di presentazione delle dichiarazioni di liquidazione IVA e di versamento dell’IVA in Italia, tenendo inoltre conto della necessità di fatturazione in conformità a norme pertinenti italiane e di un’eventuale necessità di registrazione delle vendite a distanza intracomunitarie di beni su un registratore di cassa.

Ovviamente, anche non superando la franchigia dei 10 000 euro, l’imprenditore può decidere di accedere al regime OSS e automaticamente applicare le aliquote IVA vigenti negli Stati di consegna.

Applicazione delle aliquote IVA degli Stati membri

Grazie al regime OSS UE, il venditore non è tenuto ad aprire una partita IVA in ogni singolo Stato di sede dell’acquirente, anche se supera la franchigia prevista per le vendite all’estero (la suddetta franchigia dei 10 000 euro). Occorre segnalare però che, sia superando la franchigia dei 10 000 euro sia accedendo al regime OSS, l’imprenditore è tenuto ad applicare alle operazioni in esame l’aliquota IVA di ogni singolo Stato di consegna del bene. Occorre inoltre puntualizzare che la franchigia dei 10 000 tiene conto delle vendite in tutti gli Stati UE cumulativamente e non singolarmente in ogni Stato.  Il superamento della franchigia farà sì che l’operazione sia sempre assoggettata al regime fiscale dello Stato di arrivo del bene, tuttavia in caso di accesso al regime OSS, la relativa IVA dovuta in singoli Stati UE verrà dichiarata e liquidata tramite il sistema OSS solo nello Stato di adesione al sistema stesso. Applicando il regime OSS in Polonia, l’imprenditore non versa l’IVA direttamente alle autorità fiscali dei singoli Stati di arrivo dei beni bensì solo alle autorità fiscali polacche.

Aliquote IVA vigenti in Polonia

L’aliquota ordinaria dell’IVA in Polonia è del 23%. Sono previste inoltre le aliquote ridotte di 0,%, 5% e 8%. Specificando e ritornando all’esempio n. 1, i cosmetici sono soggetti all’aliquota del 23% come pure l’abbigliamento dell’esempio n. 2. Ovviamente, tra i vari prodotti, ci saranno degli esempi in cui farli assoggettare all’IVA estera invece che all’IVA locale polacca sarà più conveniente all’imprenditore.

Registratore di cassa in Polonia

Sopra si è accennato ad un eventuale obbligo di dotarsi di registratore di cassa. In Polonia, in linea di principio, la vendita a distanza (via posta o corriere) è esentata dall’obbligo di tenere un registratore di cassa,
a condizione che il pagamento del prezzo di vendita avvenga per intero tramite posta, banca o cassa di risparmio (rispettivamente su un conto bancario del contribuente o su un conto presso una cassa di risparmio di cui il contribuente è membro), e che in base alle scritture contabili e alla documentazione a prova dell’avvenuto pagamento si possa in modo inequivocabile risalire all’operazione in oggetto e all’acquirente (ai dati dell’acquirente compresa la sua residenza). Le vendite a distanza intracomunitarie di beni soddisfano, in linea di principio,  questi requisiti.  Tuttavia le norme polacche prevedono eccezioni all’esenzione in oggetto, dalle quali consegue l’obbligo di dotarsi di registratore di cassa. Dette eccezioni a titolo esemplificativo e non esaustivo sono:

  • computer, articoli di elettronica e ottici,
  • apparecchi fotografici ad eccezione delle parti di ricambio ed accessori e attrezzature per fotografia,
  • profumi e acque di colonia.

Fatturazione delle vendite a distanza in Polonia 

Nel caso in cui l’imprenditore non aderisca al regime OSS, egli sarà tenuto ogniqualvolta a emettere regolare fattura. In tal caso, per la fatturazione troveranno applicazione norme dello Stato membro di consegna dei beni. Diversamente, nel caso in cui l’imprenditore abbia aderito al regime OSS, la fatturazione verrà disciplinata da norme dello Stato membro di adesione all’OSS.

Registrazione al sistema OSS in Polonia

Per eseguire la registrazione al sistema europeo occorre:

  • compilare il modulo informativo relativamente alla procedura europea di liquidazione dell’IVA;
  • notificare il modulo al Direttore dell’Ufficio imposte di competenza a Varsavia tramite il sistema elettronico di scambio dati;
  • in caso di agire per delega occorre presentare apposita delega.

In aggiunta, se l’imprenditore deciderà di delegare uno studio contabile o commercialista a rappresentarlo nell’iter, sarà necessario conferire apposita delega a firmare e presentare le dichiarazioni per via telematica.

Per eseguire la registrazione al sistema europeo occorre fornire il Codice Fiscale polacco (chiamato NIP), per il quale il contribuente deve presentare preventivamente la domanda, registrandosi in questo modo ai fini dell’imposta sul valore aggiunto in relazione all’attività economica con sede in Polonia ovvero alla stabile organizzazione sul suolo polacco.

Soddisfatti i requisiti necessari alla registrazione al regime europeo, il Direttore dell’Ufficio imposte di competenza notifica, per via telematica, la conferma di registrazione all’indirizzo email fornito nel modulo di registrazione.

Occorre puntualizzare che la registrazione sarà efficace a decorrere dal primo giorno del trimestre di calendario successivo a quello in cui il contribuente ha presentato la domanda. Qualora il contribuente abbia iniziato a consegnare beni prima della predetta data, la relativa contabilizzazione nell’ambito del regime OSS potrà coincidere col primo giorno delle consegne eseguite, sempre che il contribuente entro il 10 del mese successivo a quello in cui ha eseguito le prime consegne comunicherà al Direttore dell’Ufficio imposte di competenza l’inizio dell’attività riconducibile alla procedura europea. In tal caso il contribuente sarà tenuto a presentare la dichiarazione IVA comprensiva del trimestre di calendario in cui ha eseguito la prima consegna di beni.

Obbligo di registrare le operazioni

Il contribuente che ha aderito al regime OSS deve tenere un registro delle operazioni riconducibili alla procedura europea. Il registro deve essere archiviato per la durata di 10 anni a decorrere dal termine dell’anno in cui è stata eseguita la relativa consegna.

Se sei interessato all’assistenza fiscale relativa alle vendite a distanza dalla Polonia:

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Digitalizzazione della domanda d’iscrizione della srl in Polonia – rivoluzione o altro ostacolo sul cammino imprenditoriale?

Rivoluzione annunciata

A partire dal 1o luglio 2021, dopo diversi rinvii causa Covid – 19, sono entrate in vigore le nuove disposizioni che hanno introdotto la completa digitalizzazione delle domande di iscrizione e aggiornamento dati nel registro delle imprese polacco, detto Registro Giudiziario Nazionale (in polacco Krajowy Rejestr Sądowy). La mossa del ministero della Giustizia polacco, che in effetti chiude l’era del cartaceo e ci porta in quella digitale, tra l’altro già funzionante per il deposito del bilancio – da tempo da depositare esclusivamente per via telematica – e la srl semplificata – ha colto di sorpresa addirittura gli impiegati dello stesso registro delle imprese polacco…

Come funzionava finora

Fino al 30 giugno, chi intendeva costituire una srl in Polonia poteva scegliere tra la srl semplificata, per la quale la procedura d’iscrizione era del tutto digitalizzata, e la srl tradizionale con il passaggio obbligatorio dal notaio per la stesura dell’atto costitutivo e lo statuto. Ciascuna delle due soluzioni aveva i propri punti deboli: il modello di statuto precompilato, che lasciava poco spazio a personificazioni, la prima, lungaggini burocratiche, la seconda. Dal primo luglio, anche la procedura tradizionale passa al digitale con due importanti conseguenze: imprenditori, compresi quelli stranieri, dovranno firmare la domanda d’iscrizione, inclusi gli allegati, con firma digitale e farla pervenire al registro delle imprese tramite il Portale dei Registri Giudiziari (detto in polacco Portal Rejestrów Sądowych).

Portale nuovo, problemi nuovi

Chi sperava in un cambiamento epocale, ha capito presto che le speranze sono state disattese. In primis, dallo stesso Portale, costruito in fretta (e si vede in che fretta), pieno di errori di programmazione, poco leggibile o intuitivo. In secondo luogo, nessuno del ministero della Giustizia polacco aveva preso in considerazione che dei potenziali utenti del Portale non sarebbero stati tutti di nazionalità e lingua polacca, e quindi è saltata dapprima negli occhi la mancanza di una versione almeno in inglese, per non parlare di tedesco o di altre lingue come l’italiano. I funzionari ministeriali sono partiti dalla convinzione che l’imprenditore straniero debba in fretta imparare il polacco o per forza appoggiarsi a consulenti locali (per chi conosce le difficoltà d’apprendimento del polacco, la seconda soluzione appare assai più praticabile). Infine, non si capisce bene se la digitalizzazione centri i suoi obiettivi, in primo luogo quello di accorciare i tempi d’iscrizione della srl polacca nel registro delle imprese, i quali, in casi estremi arrivavano anche a oltre tre mesi. Resta inoltre un problema a parte, quello della firma digitale, non compatibile con tutti i software gestionali, la quale si può ottenere solo previa identificazione personale presso un ente certificante. In aggiunta, diciamocelo chiaramente, anche se il computer è diventato la ns. quotidianità, non tutti sanno maneggiarlo alla pari di un tecnico informatico, e dalle prime prove di funzionamento del Portale, appare che oltre alla perfetta conoscenza della lingua, all’utente vengono richieste doti da informatico…

Se vuoi costituire una srl in Polonia ed evitare problematiche relative alla digitalizzazione della domanda d’iscrizione, scrivi a:

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Attività di autonoleggio in Polonia

Boom  dell’attività di autonoleggio in Polonia

L’attività di autonoleggio è uno dei settori maggiormente cresciuti negli ultimi anni in Polonia. La necessità di spostamenti, per motivi di lavoro o di vacanza, la corsa all’ottimizzazione dei costi aziendali e la sempre più diffusa consapevolezza che non sempre conviene mantenere un’autovettura di proprietà, quando se ne può avere una, per la durata opportunamente scelta, a noleggio, ha fatto sì che nel primo trimestre del 2018 il settore del noleggio di autovetture a lungo termine in Polonia fosse cresciuto anno su anno del 15,1%.

Come avviare l’attività di autonoleggio in Polonia?

L’attività di autonoleggio in Polonia può essere svolta sotto forma di una società di capitali o persone. Occorre inserire nell’oggetto sociale il punto 77.11 della classificazione delle attività economiche ovvero Noleggio di autovetture e furgoni. È doveroso precisare che tale attività comprende l’attività di noleggio di autovetture e furgoni, quindi i veicoli con la massa complessiva ammissibile pari o inferiore a 3,5 tonnellate, senza conducente. Se nell’attività aziendale volessimo includere l’attività di autonoleggio con conducente, l’oggetto sociale dovrebbe essere ampliato di Trasporto mediante noleggio di autovetture e furgoni con conducente (punto 49.32). La distinzione tra le due tipologie di attività è importante dal punto di vista legale e fiscale. È così, mentre per l’attività di autonoleggio senza conducente il legislatore polacco non prevede licenza specifica, secondo il principio che un’autovettura non può essere intestataria di licenza, la stessa viene richiesta per esercitare l’attività di noleggio con conducente. Sostanzialmente diverso è anche il trattamento fiscale in chiave Iva:  mentre l’autonoleggio senza conducente è soggetto all’aliquota ordinaria del 23%, quello con conducente è tassato con l’aliquota ridotta all’8%.

Attività di autonoleggio e Iva

Il decreto Iva polacco porta importanti vantaggi a imprese che svolgono in via esclusiva l’attività di autonoleggio. La detrazione del 50% dell’Iva versata sulle autovetture ad uso promiscuo, ovvero aziendale e privato, può essere portata al 100% per le aziende del settore dell’autonoleggio che con le opportune misure adottate in azienda escluderanno l’utilizzo di autovetture aziendali per fini diversi da quelli dell’attività di noleggio. È inoltre importante che in tal caso venga meno l’obbligo di tenere il registro chilometrico, inderogabile per le aziende che praticano l’uso promiscuo di autovetture.

L’altra distinzione introdotta dal decreto Iva polacco riguarda il noleggio a breve e lungo termine. Per noleggio a breve termine si intende quello che non supera i 30 giorni, mentre ogni noleggio superiore a detta durata, viene considerato a lungo termine. La distinzione porta conseguenze in chiave Iva: e quindi per il noleggio a breve termine, il regime Iva applicato è quello del luogo dell’effettiva consegna dell’autovettura. Detto ciò, qualora un’autovettura di proprietà di una società polacca venisse noleggiata sul territorio dell’Italia, l’operazione, considerando il luogo dell’effettiva consegna dell’autovettura, sarebbe soggetta all’imposizione Iva in Italia e non in Polonia. Mentre per il noleggio a lungo termine il regime Iva, per i per i contribuenti non polacchi non polacchi, viene stabilito sulla base del luogo di residenza, sede o soggiorno abituale del destinatario del servizio. Quindi, anche in tal caso, qualora l’autovettura venisse noleggiata in Italia e non in Polonia, nonostante la sede della società fosse sul territorio polacco, l’imposizione Iva sarebbe quella italiana.

Offriamo l’assistenza relativa a:

  • studio di fattibilità sull’avvio in Polonia dell’attività di autonoleggio;
  • avviamento dell’attività di autonoleggio in Polonia.

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Dichiarazione dei redditi in Polonia

Quando si deve presentare la dichiarazione dei redditi in Polonia?

Ai sensi del decreto polacco sull’imposta sul reddito delle persone fisiche, all’obbligo fiscale dell’imposta sono soggetti i contribuenti, con domicilio fiscale in Polonia e non, che abbiano percepito redditi sul territorio della Repubblica di Polonia. Il decreto in questione puntualizza però che mentre i redditi dei contribuenti residenti in Polonia sono soggetti all’imposta in modo illimitato (quindi tutti i redditi, compresi elementi di reddito di provenienza estera), quelli dei contribuenti residenti all’estero, ad esempio in Italia, sono soggetti all’imposta limitatamente alla porzione di reddito prodotto sul territorio polacco.

Quando si ha domicilio fiscale in Polonia?

Il sucitato decreto IRPEF considera residente in Polonia:

  • chi abbia il centro degli interessi personali o economici (il cosiddetto centro degli interessi vitali) sul territorio della Repubblica di Polonia;
  • chi abbia trascorso, in un dato anno fiscale, sul territorio della Repubblica di Polonia oltre 183 giorni anche se non continui.

Per il secondo comma viene comunque specificato che in caso di non residenti è soggetta a tassazione solo quella parte di reddito prodotta sul territorio polacco.

Lo stesso disposto del decreto IRPEF polacco che tratta del domicilio fiscale, fa comunque riferimento, per quanto concerne la determinazione del domicilio fiscale, ai singoli accordi bilaterali per evitare la doppia imposizione.

Residenza anagrafica verso residenza fiscale

Sebbene il pensiero comune veda quasi equiparati i due termini, residenza anagrafica non sempre equivale a quella fiscale. A titolo di esempio, il fatto di spostare la propria residenza anagrafica dall’Italia in Polonia non ci rende di diritto contribuenti polacchi, in quanto per determinare il domicilio fiscale, tra i due Stati, si prendono in considerazione più elementi della sola permanenza fisica della persona.

In tal senso l’accordo per evitare la doppia imposizione tra Italia e Polonia  introduce una serie di elementi che, in ordine di importanza, si possono sintetizzare nel modo seguente:

  • abitazione permanente o in caso di abitazione permanente in entrambi gli Stati, il centro degli interessi vitali;
  • Stato di soggiorno abituale;
  • nazionalità.

Qualora nessuno degli elementi citati sopra prevalga a favore di uno o dell’altro Stato, le autorità competenti degli Stati risolvono la questione di comune accordo.

Prendendo in considerazione le disposizioni del decreto IRPEF polacco e dell’Accordo per evitare la doppia imposizione, si può considerare residente polacco un italiano che abbia trascorso in Polonia più di 183 gg all’anno, avendo però casa e famiglia in Italia? È molto dubbio il Suo domicilio fiscale in Polonia, in quanto il centro degli interessi vitali rimane in Italia (comma 1 del disposto sul domicilio fiscale dell’Accordo), è invece fuori da ogni dubbio che è soggetta all’imposizione fiscale in Polonia la parte di reddito attribuibile alla prestazione lavorativa svolta sul territorio polacco.

Nel determinare il domicilio fiscale tra i due Stati, occorre inoltre tenere conto che la Polonia abbia aliquote fiscali IRPEF più vantaggiose rispetto a quelle dell’Italia, quindi, a maggior ragione, ogni spostamento del domicilio fiscale dall’Italia in Polonia dovrebbe essere seguito da quello effettivo, espresso non solo nella permanenza fisica sul territorio polacco, ma anche nella presenza in loco di strette relazioni sentimentali ed economiche.

Eliminazione della doppia imposizione

L’Accordo per evitare la doppia imposizione prevede che i redditi da lavoro subordinato percepiti dal residente di uno Stato sono imponibili nell’altro Stato se:

  • il beneficiario soggiorna nell’altro Stato per periodi o un periodo che oltrepassano in totale 183 giorni;
  • le remunerazioni sono pagate da, o per conto di, un datore di lavoro che è residente dell’altro Stato, e
  • l’onere delle remunerazioni è sostenuto da una stabile organizzazione o da una base fissa che il datore di lavoro ha nell’altro Stato.

Per effetto delle suddette disposizioni, un residente italiano che abbia superato i 183 giorni, anche se non continui, di permanenza in Polonia, deve dichiarare alle autorità polacche i redditi percepiti per la prestazione lavorativa svolta in loco. Ciò avviene altresì, anche in assenza del requisito dei 183 giorni, se il dipendente italiano viene remunerato per la prestazione lavorativa da un’azienda con sede in Polonia ovvero da una stabile organizzazione polacca di un’azienda italiana. In tal caso, gli elementi di reddito prodotti in Polonia possono essere inclusi nell’imponibile delle imposte italiane, detratta però l’imposta versata allo Stato polacco per la porzione di reddito percepito in Polonia.

Forniamo l’assistenza fiscale relativa a:

  • determinazione del domicilio fiscale;
  • calcolo delle imposte e presentazione della dichiarazione dei redditi in Polonia.

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Figura dell’interprete e traduttore giurato in Polonia

Abilitazione all’esercizio della professione di interprete e traduttore giurato rilasciata a Piotr NOWATKOWSKI

Chi è traduttore giurato in Polonia?

In Polonia il traduttore giurato è una figura professionale che svolge la propria attività in base all’iscrizione all’albo professionale di traduttori ed interpreti giurati tenuto dal ministro della Giustizia. L’iscrizione avviene a seguito di un esame di Stato articolato in una prova scritta e orale, al termine del quale, raggiunta la votazione richiesta, al candidato viene assegnato il titolo professionale di interprete e traduttore giurato. L’aggettivo “giurato” proviene dal fatto che, prima ancora del rilascio dell’abilitazione e del sigillo, il candidato presta giuramento di fronte ad un ufficiale del ministero.

Chi può redigere una traduzione giurata?

Una traduzione giurata, chiamata anche asseverata o legalizzata, può essere redatta, a norma della legge polacca, solo da un interprete e traduttore giurato iscritto all’albo ministeriale polacco. La prova dell’iscrizione all’albo è l’abilitazione, illustrata sotto, rilasciata su carta intestata del ministero della Giustizia con l’indicazione di nome, cognome, data e luogo di nascita del traduttore, oltre che della lingua di riferimento e della data dell’abilitazione. Tutta l’amministrazione pubblica, uffici ed enti statali, comuni, uffici di Stato civile, della motorizzazione civile, agenzia delle entrate, tribunali, polizia, studi notarili, università, uffici consolari di Stati esteri in Polonia e polacchi all’estero, nonché il settore privato quale aziende, banche, compagnie assicurative richiedono, a corredo della documentazione in lingua originale, traduzione giurata fatta da un traduttore giurato iscritto all’albo del ministero della Giustizia polacco.

Traduttore giurato in Polonia e Italia – differenze

La sostanziale differenza tra la figura del traduttore giurato in Polonia e Italia riguarda il fatto che, mentre al professionista polacco la relativa abilitazione dà il diritto a esercitare, per la lingua di riferimento, sull’intero territorio nazionale, il suo analogo italiano venga riconosciuto come traduttore giurato limitatamente al tribunale presso il quale viene abilitato. Detto ciò, il traduttore polacco può prestare servizio in qualsiasi tribunale in Polonia senza la necessità di ulteriori formalità, esibendo semplicemente la propria abilitazione e il documento di riconoscimento. Inoltre, le traduzioni giurate fatte da un traduttore iscritto all’albo ministeriale polacco vengono riconosciute anche al di fuori della Polonia, cosa che non avviene al contrario, visto che le autorità polacche precisano, in qualsiasi legge in cui se ne parli, di accettare solo la traduzione giurata fatta da un traduttore giurato iscritto all’albo ministeriale locale.

Interprete al matrimonio italo – polacco in Polonia

Matrimonio italo -polacco con rito civile celebrato a Tarnowo Podgórne (Polonia centro – occidentale)

I matrimoni misti italo – polacchi sono diventati molto frequenti negli ultimi anni, specie il modello con il maschio italiano e la femmina polacca. Per poter vivere con serenità questo momento particolare, vale la pena curare in anticipo il lato formale della cerimonia, ovvero approntare l’apposita documentazione e incaricare un interprete giurato italiano polacco.

Documentazione richiesta al matrimonio italo – polacco  

Un cittadino italiano intenzionato a contrarre matrimonio in Polonia dovrebbe presentare la seguente documentazione:

  1. Certificato di nascita
  2. Nulla osta per matrimonio

Il certificato di nascita è da richiedere all’Ufficio di Stato Civile nel comune di residenza in Italia, mentre il nulla osta per matrimonio viene rilasciato dall’Ambasciata d’Italia a Varsavia. Il comune in Italia può altresì rilasciare il certificato contestuale che certifica, oltre alla residenza e cittadinanza, lo stato civile dell’interessato, oppure il certificato di stato libero attestante solo lo stato civile. Questi due certificati possono essere utilizzati in Polonia, però a condizione che vi sia riportato, in modo chiaro e inequivocabile, il nulla osta, alla luce della legge italiana, a contrarre matrimonio dal cittadino italiano all’estero. Siccome la gran parte dei moduli utilizzati è carente di tale dicitura, è meglio non correre il rischio di vedersi respingere la documentazione dall’Ufficiale, e rivolgersi direttamente all’Ambasciata.

Nel caso in cui il cittadino italiano abbia divorziato, serve l’estratto per riassunto dell’atto di matrimonio con un’annotazione sull’avvenuto divorzio oppure una sentenza di divorzio passata in giudicato. Se a voler contrarre matrimonio è un vedovo, serve il certificato di morte del coniuge defunto.

I documenti elencati vanno tradotti in polacco da un traduttore giurato italiano polacco iscritto all’albo tenuto dal ministero della Giustizia polacco, ad eccezione del certificato rilasciato dall’Ambasciata che è bilingue e non necessita di un’ulteriore traduzione.

Atti prematrimoniali

Gli sposi, al più tardi entro 31 giorni dal matrimonio, dovrebbero recarsi all’Ufficio di Stato Civile, esibendo la sopra descritta documentazione. L’Ufficiale accerta che non ci siano ostacoli di natura legale al matrimonio, stendendo il relativo verbale e raccogliendo i dati da inserire nel certificato di matrimonio, che verrà sottoscritto e rilasciato il giorno stesso della cerimonia. Durante l’appuntamento all’Ufficio, viene stabilita la questione dei cognomi che i coniugi porteranno a seguito del matrimonio (in Polonia infatti la moglie di solito assume il cognome del marito, più raramente lo pospone al suo cognome da nubile per formarne un cognome doppio) nonché del cognome che verrà dato ai figli nati dal matrimonio. All’appuntamento con l’Ufficiale dello Stato Civile è richiesta per legge la presenza di un interprete giurato italiano polacco, in modo che il cittadino straniero possa comprendere appieno l’informativa data dall’Ufficiale su differenze di procedura tra la legge statale italiana e polacca, che disciplina tra l’altro anche la questione dei cognomi.

Cerimonia                                                                      

La cerimonia del matrimonio con rito civile in Polonia può svolgersi sia in Comune che fuori dallo stesso, questa ultima opzione è particolarmente allettante in estate o primavera. L’Ufficiale dello Stato Civile accerta l’identità degli sposi e dei testimoni di nozze. Successivamente procede al testo del giuramento, preceduto da un’introduzione sulla solennità e unicità del momento, le cui parole vengono ripetute dagli sposi.

L’interprete giurato traduce sia l’introduzione che le parole del giuramento, rivolgendosi a tutti i presenti (di norma a disposizione dell’interprete si mette un microfono, in modo che anche i familiari italiani dello sposo possano seguire e comprendere l’andamento della cerimonia). Il tutto finisce con la sottoscrizione del certificato di matrimonio da parte di sposi e testimoni di nozze. A tal punto termina anche il ruolo dell’interprete.

In caso di domande o dubbi sul matrimonio italo – polacco:

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L’acquisto di una casa in Polonia dal cittadino straniero

Veduta di Poznan (Polonia centro – occidentale)

Mercato delle case di seconda mano in Polonia

I prezzi delle nuove case in Polonia sono arrivati a livelli tali da rendere il relativo investimento molto, e spesso anche troppo impegnativo pure per cittadini stranieri. Quindi, come alternativa all’acquisto di una casa nuova, si può valutare l’investimento in quella di seconda mano.

Le ragioni che spingono cittadini stranieri alla ricerca di una casa in Polonia possono essere multiple, partendo dalla volontà di stabilirsi in loco, di avere una seconda casa rispetto a quella già posseduta nel paese di origine, a finire con l’intenzione di fare un investimento mirato.

Investimento che è diventato sempre più comune ed accessibile anche ai polacchi, i quali ancora un decennio fa ogni risparmio che riuscivano a mettere a parte lo destinavano sì all’acquisto ma della prima e non certo della seconda casa.

Oggi invece si assiste ad una vera e propria corsa all’investimento nel mattone,  complice un benessere sempre più diffuso e i tassi d’interesse ai livelli storicamente più bassi.

“La situazione attuale sul mercato delle case in Polonia è frutto di una serie di fattori, tra i quali i più importanti sono: i tassi d’interesse bassi, intesi come incentivo a ricorrere ai finanziamenti, un netto miglioramento dei budget familiari e la mancanza di alternative per collocare denaro in modo sicuro (il mattone continua ad essere considerato il bene rifugio  preferito)” – afferma Tomasz Jezierski dell’agenzia immobiliare Jezierscy Nieruchomości.

Anche gli investitori stranieri, compresi i privati, provano ad approfittare  dell’ottimo andamento del mercato immobiliare polacco. “Sono numerose richieste di stranieri per case di seconda mano destinate all’affitto o al cosiddetto flipping (operazione che consiste nel valorizzare quanto possibile un immobile fatiscente per rivenderlo con la massima plusvalenza)” – continua l’esperto.

Case in affitto

Se si deciderà a comprare una casa per destinarla all’affitto, l’unico problema cercando possibili affittuari sarà quello dell’imbarazzo della scelta. Non è un segreto che in grandi città polacche affittuari si mettono in fila per affittare una casa, e spesso e volentieri si assiste ai veri e propri casting banditi dai proprietari.

Negli ultimi anni infatti l’esodo di operai e studenti verso le grandi metropoli polacche ha raggiunto il suo picco con il conseguente incremento della domanda di case in affitto. L’incremento del numero delle case in affitto nel 2018 è stato pari al 15% rispetto all’anno precedente, accompagnato dall’incremento del tasso di redditività (ROI), sempre su base annua, del 7-10%. Gli appartamenti che vanno per la maggiore sono composti da 3 – 4 vani, appositamente arredati, ubicati in zone individuate in ragione delle tipologie di clienti. Occorre segnalare inoltre la crescita degli affitti per breve periodo spinta dalla relativa clientela di turisti e ospiti di manifestazioni fieristiche.

Le agenzie immobiliari, di fronte a richieste per case di seconda mano destinate all’affitto, offrono l’assistenza completa che, oltre alla ricerca dell’immobile di nostro interesse, prevede anche la ricerca di affittuari, eventuali lavori di ristrutturazione, adempimenti formali relativi sia all’acquisto della casa che ai successivi contratti di afffitto.

Analizziamo quindi un esempio concreto di offerta per la casa di seconda mano destinata all’affitto. L’appartamento è localizzato nel quartiere Orła Białego a Poznan, un quartiere dormitorio in una città universitaria di ca. 600mila residenti, situata nella Polonia centro – occidentale. Il quartiere, sorto negli anni 60, è ben collegato con il centro, in effetti in un quarto d’ora di tram si può arrivare nella piazza centrale della città. Il prezzo dell’appartamento di 77m2 (5 vani) è pari a 120mila €, il ricavo mensile dall’affitto pari 1000 €, 12000 € all’anno. L’offerto riguarda quindi non solo l’acquisto dell’appartamento, ma anche il ricavo dall’affitto che consentirà, senza considerare ulteriori e molto probabili incrementi del costo dell’affitto, il rientro dall’investimento in soli dieci anni.

Autorizzazioni richieste al cittadino straniero per comprare una casa in Polonia 

Tuttavia lo straniero, individuato l’immobile di suo interesse, dovrebbe verificare che non ci siano ostacoli di natura legale per procedere all’acquisto. Va detto che la legislazione polacca non è libera da vincoli imposti a operazioni immobiliari che vedono impegnati cittadini stranieri. L’iter da seguire viene descritto nella normativa di riferimento nonché in singoli decreti emessi dal ministero dell’Interno. In principio, lo straniero può acquistare un immobile in Polonia previo ottenimento di apposito nullaosta ministeriale. La relativa domanda va presentata al ministero dell’Interno a Varsavia. La tempistica va da 3 mesi ad addirittura un anno.

Vi sono eccezioni che esentano lo straniero nella situazione in cui egli:

  • compri un locale residenziali ai sensi della legge del 24 giugno 1994 sulla proprietà dei locali (locali residenziali affittati a lungo termine da enti o comuni che vengono riscattati da affittuari);
  • risieda nel territorio della Polonia da almeno 5 anni;
  • sia sposato con un/a cittadino/a polacco/a;
  • diventi proprietario dell’immobile per via di successione;
  • acquisti l’immobile come persona giuridica (ad es una società di capitali).

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Affitti in Polonia

Piotr Nowatkowski
Interprete e traduttore giurato della lingua italiana
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Mercato degli affitti in Polonia

Dopo anni quando l’affitto in Polonia è stato considerato un male inevitabile – se si voleva studiare, lavorare e vivere in una città, non di propria origine, bisognava preventivare l’affitto nel budget di spesa – il relativo mercato sta cambiando. Cambiamento causato sia dall’evoluzione sociale che quella economica. Ancora nel primo decennio del nuovo millennio il sogno di chi viveva in città era quello di una casa di proprietà, meglio che in un sobborgo che in centro città sempre più trafficato. Risultato: una sub-urbanizzazione disorganizzata e fuori controllo, non seguita da infrastrutture, e mutui a bizzeffe – pochi si potevano permettere di comprare la villetta dei sogni attingendo alle proprie risorse – spesso e volentieri accessi in valuta straniera con conseguenti difficoltà di non pochi mutuatari a ripagare il finanziamento. Da questa situazione residenti di grandi centri urbani hanno tratto le seguenti conclusioni: vivere nei sobborghi, contestualmente lavorando in città si traduce in ingenti spese di trasporto oltre che notevoli perdite di tempo, per di più: una casa di proprietà può rappresentare sì un vantaggio – dà stabilità finanziaria – che un limite – riduce possibilità di trasferimento in caso di offerte lavorative provenienti da altre città.

Caro affitto, quanto mi costi?

L’aggettivo usato nel sottotitolo non ha, ahimè per gli affittuari polacchi, senso solo metaforico. L’affitto in Polonia è veramente caro, specie se considerato in proporzione agli stipendi locali. È così per l’affitto di un appartamento di medie dimensioni (38-60 m2) a Varsavia bisogna sborsare 715 €; se ne pagano 480 € a Breslavia, Danzica e Cracovia, mentre a Poznan l’appartamento dello stesso metraggio si può affittare a 405 €. Valori che vanno confrontati con gli stipendi. Anche se il confronto con lo stipendio medio lordo di € 1150 ca. non è così tanto male, se prendiamo in considerazione il valore mediano (una metà ne guadagna di meno, l’altra di più), la situazione è tutt’altro che rosea. A Lodz, dove lo stipendio mediano lordo nel 2017 (secondo l’indagine nazionale sugli stipendi eseguita dallo studio Sedlak&Sedlak) era pari a € 1000 ca. (che al netto fanno € 715  ca.), occorreva, statisticamente, sborsare per l’affitto € 430, quindi oltre il 60 % dello stipendio netto. Peggio ancora se si affittava, sempre nel 2017, un appartamento a Danzica, dove a fronte di uno stipendio mediano, già in busta paga, di € 760 si è arrivati a sborsare per l’affitto 665, quindi addirittura l’87,5 dello stipendio!

Investire in una casa in affitto in Polonia

Nonostante il caro affitti, si costruiscono sempre più appartamenti destinati proprio a tale fine. Secondo le stime, nel 2017 anche 25mila case potrebbero essere state costruite con l’esclusivo obiettivo di essere di seguito date in affitto. Numero che corrisponde al 30% di tutte le case vendute l’anno scorso nei più grandi centri urbani. Come ammettono gli addetti ai lavori, sono stati proprio gli acquisti di seconda casa (da parte di privati) o case aggregate nel patrimonio aziendale (da parte di aziende) a trainare l’intero settore nel 2017, consentendo allo stesso di battere il record delle vendite per il quinto anno consecutivo.

Le ragioni del boom degli affitti sono due: la redditività pari al 5-6% annuo, con picchi anche del 7%, non poco se confrontato con i tassi d’interesse sui depositi bancari offerti dalle banche; e le previsioni che vedono i prezzi degli immobili in Polonia crescere per almeno i due prossimi anni. D’altro canto, la relativa domanda non accenna a diminuire, complice l’ottima situazione sul mercato del lavoro e la crescente mobilità dei dipendenti – specie quelli al di sotto dei trent’anni.

Rosee previsioni

Sono proprio rosee le previsioni per il mercato degli affitti in Polonia. Se consideriamo che le stime parlano del 5% circa delle case in affitto in tutte le risorse residenziali in Polonia, a fronte della media europea del 30-50%, il mercato è destinato a incrementare. A differenza però di altri paesi europei, le case in affitto in Polonia vengono comprate da privati anziché da società come ad esempio fondi di investimento. La certezza del posto di lavoro, accompagnata dagli stipendi in crescita, fa sì che sempre più polacchi e stranieri – l’acquisto di un appartamento in Polonia da parte di uno straniero non è vincolato a permessi o autorizzazioni – cerchino la propria fortuna nel mattone, ottenendo in cambio un investimento sicuro, con ottima redditività.

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Come farsi riconoscere un diploma italiano in Polonia?

Piotr Nowatkowski
Interprete e traduttore giurato della lingua italiana
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La Polonia negli ultimi anni è diventata un posto attraente non solo per l’impresa e i turisti italiani, ma anche per gli studenti del Belpaese che vogliono, nel più grande Paese dell’Est europeo, iniziare o continuare gli studi avviati in Italia. A tal punto, si pone però la domanda: come farsi riconoscere un titolo di studio italiano in Polonia, quali sono i tempi e i costi?

Istituto competente per il riconoscimento

La verifica sull’equipollenza del titolo di studio italiano spetta al Consiglio di Facoltà dell’università polacca abilitata a conferire il titolo di dottore di ricerca nella materia di riferimento, la quale tiene il corso di studio nel campo scientifico riconducibile allo stesso corso l’ultimazione del quale viene certificata nel diploma italiano.

Qualora il titolo di studio conseguito in Italia certifichi l’ultimazione del corso di studio che in Polonia viene organizzato da più di una Facoltà o come studi interdisciplinari, il riconoscimento del titolo di studio compete al Consiglio di Facoltà indicato dal rettore come prevalente. Detto Consiglio procede alla verifica del titolo di studio, di comune accordo con le altre Facoltà che tengono il corso di studio in questione.

Documentazione richiesta

Il richiedente il riconoscimento del titolo di studio italiano, per avviare la relativa procedura, deve presentare al Consiglio competente la domanda contenente:

  • nome, cognome e indirizzo di residenza del richiedente;
  • denominazione integrale della qualifica accademica o professionale;
  • data di rilascio del diploma;
  • nome dell’istituto che ha rilasciato il diploma;
  • nome dello Stato, nel quale sistema universitario opera l’istituto che ha rilasciato il diploma;
  • nome del certificato o diploma alla base dell’ammissione del richiedente al corso di studio al termine del quale è stato rilasciato il diploma; data di rilascio del certificato o diploma, nome dell’istituto che ha rilasciato il certificato o diploma, nome dello Stato, nel quale sistema universitario opera l’istituto che ha rilasciato il certificato o diploma.

Alla domanda occorre allegare:

  • diploma italiano in originale per presa visione dell’istituto;
  • documentazione in copia che consentirà una valutazione sull’andamento del corso di studio nonché sugli effetti della formazione e la durata del corso (supplemento al diploma, il piano di studi e la votazione conseguita, libretto o altro documento).

Il Consiglio che esegue la procedura di riconoscimento può in aggiunta chiedere una traduzione fatta da un interprete e traduttore giurato iscritto all’albo di interpreti e traduttori giurati tenuto dal ministero della Giustizia polacco ovvero fatta o autenticata dal console competente della Repubblica di Polonia.

  • Il Consiglio non può chiedere al richiedente di presentare altri documenti oltre a quelli elencati sopra.

Verifica dei requisiti

Se non siamo certi che il nostro titolo di studio sia riconoscibile, possiamo presentare la domanda per ottenere l’informazione sull’equipollenza dello stesso e la possibilità di continuare gli studi o avere un impiego in Polonia. La domanda va presentata, allegando il seguente set di documenti, al Centro Informazione sulla Mobilità e le Equipollenze Accademiche polacco.

Set di documenti da presentare per la verifica dei requisiti:

  • diploma (o un altro documento) oggetto della verifica in copia autentica;
  • in caso di diploma di laurea – il documento a conferma dell’andamento del percorso formativo in copia autentica, ad esempio: supplemento al diploma in copia autentica, una trascrizione, certificato di superamento degli esami, copia del piano di studi e della votazione conseguita oppure del libretto;
  • fotocopia  del diploma o di un altro documento (con allegato il suddetto supplemento o la trascrizione – se trattasi di studi universitari) alla base dell’ammissione al corso di studio terminato con diploma o con il conferimento di un titolo/ qualifica accademica oggetto della verifica;
  • fotocopia di una traduzione dei suddetti documenti in lingua polacca, se originariamente redatti in un’altra lingua di: inglese, tedesco, spagnolo, russo, ucraino;
  • fotocopia del documento di riconoscimento.

Per copia autentica si intende una copia autenticata da un notaio polacco ovvero da un console della Repubblica di Polonia presente nello Stato di rilascio del documento.

Le traduzioni dei documenti (se richieste) vanno fatte da un interprete e traduttore polacco iscritto all’albo di traduttori e interpreti giurati tenuto dal ministero della Giustizia polacco.

Tempi e costi

La procedura di riconoscimento, in caso di domanda completa dal punto di vista formale, termina con una delibera del Consiglio da prendere entro 90 giorni dalla presentazione della domanda stessa.

In caso di carenze alla domanda evidenziate a seguito di delibera del Consiglio, la procedura di riconoscimento terminerà entro 30 giorni dal completamento della domanda risultante carente.

Per quanto riguarda la verifica sull’equipollenza del titolo di studio, la relativa tempistica è pari a 30 giorni.

L’ammontare e il termine per il pagamento dell’imposta per la procedura di riconoscimento vengono stabiliti dal preside della Facoltà dell’università in questione, tenendo conto dei costi sostenuti con riferimento alla procedura. L’imposta però non può essere superiore al 50% dello stipendio di base di un professore ordinario, determinato nelle condizioni retributive per l’impiego alle università statali.

Fonti: https://nawa.gov.pl

Per sapere di più sul riconoscimento di un titolo di studio italiano in Polonia:

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Cresce il consumo del vino in Polonia

Innamorati del vino

Dopo i primi anni Novanta, quando a seguito della caduta del Muro strascichi del vecchio sistema hanno influenzato anche le scelte alimentari, i polacchi hanno scoperto il piacere del bere, ma non più i superalcolici come una volta, bensì il vino, prodotto di qualità nell’immaginario collettivo.  L’anno scorso infatti il mercato del vino in Polonia ha raggiunto la cifra di 595 milioni di euro. L’incremento connesso al cambio dello stile di vita dei polacchi, sempre più educati e consapevoli degli effetti benefici della bevanda sulla salute. La differenza rispetto agli anni precedenti sta nel fatto che l’incremento del settore non venga più guidato dai discount, rappresentati in Polonia dalle catene Biedronka o Lidl. – Si stima che il settore del vino nel 2017, rispetto al 2016, sia aumentato del 6%dice Robert Ogór, presidente dell’Ambra, la più grande azienda di produzione, importazione e distribuzione dei vini in Polonia. Secondo l’esperto il settore del vino è frazionato e la ragione dietro alla crescita del mercato non è da cercare negli investimenti sul prodotto fatti dalle multinazionali. – Il vino è il maggiore beneficiario del cambio dello stile di vita dei polacchi, i quali, volendo vivere più a lungo, scelgono il vino a scapito dei superalcolici.

Panorama del settore

Negli anni precedenti l’incremento del settore era alimentato dai discount, catene Biedronka e Lidl in testa, mentre oggi la loro quota di mercato nella categoria dei vini da tavola è pari al 40%, pressoché invariata da due anni. – I due grandi player hanno limitato investimenti sul prodotto rispetto a qualche anno fadice Wojciech Bońkowski, esperto del settore del sito Winicjatywa.pl. Sono finiti i tempi di grandi sconti, presentazioni in pompa magna e campagne pubblicitarie con tanto di testimonial di lusso, aggiunge l’esperto. Questo non vuol dire che i discount abbiano smesso di commercializzare bei vini – ma semplicemente la loro offerta si è impoverita e alcuni prodotti lanciati si sono rivelati un flop –  conclude Bońkowski.

Maggiori beneficiari

Anche se la maggiore beneficiaria del settore in espansione resta la grande distribuzione, il treno della crescita è stato agguantato anche da piccoli negozi specializzati. Questo grazie al quadro generale del mercato alimentare, che vede piccoli esercizi commerciali, specie se specializzati, riguadagnare quote di mercato, ancora qualche anno addietro di dominio assoluto della grande distribuzione. La classe media dei grandi centri urbani cerca non solo il prodotto di qualità, ma anche l’atmosfera e il consiglio, impossibili al supermercato. – L’abbiamo provato in prima persona, abbiamo la rete di distribuzione Centrum Wina, che l’anno scorso ha visto le vendite crescere del 12% – dice Ogór. – Lo stesso esperto sottolinea le potenzialità del mercato – Il consumo del vino in Polonia è destinato a crescere ulteriormente in quanto i polacchi diventano sempre più benestanti. Questo a fronte del consumo pro capite sotto i quattro litri, modesto se messo a confronto con quello di spagnoli (21,3 litri), tedeschi (24,8 litri) o italiani (33,3 litri) – conclude Ogór. Prospettive particolarmente interessanti per i fornitori italiani e spagnoli, che reduci della crisi sui rispettivi mercati domestici, hanno dovuto rendere la loro offerta ancora più competitiva puntando con decisione a mercati esteri.

Sorpasso

Nel 2017 il primo della classe, a sorpresa, è stato lo spumante, con l’incremento delle vendite di oltre il 10% e il conseguente sorpasso sul vino da tavola. Il protagonista assoluto di questo boom è stato invece il prosecco. Un risultato tanto più sorprendente che non poco fa gli spumanti in Polonia si vendevano solo a Capodanno. Nell’evoluzione delle abitudini alimentari, i polacchi hanno apprezzato il gusto delle bollicine consumate in primavera ed estate. Il valore del comparto nel 2017 ha superato 72 milioni di euro.

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